Strozza
COMUNE DI STROZZA
Blasonatura stemma comunale:
D'oro, alla montagna di verde, fondata in punta, aperta alla base dalla caverna di nero, cimata dai due meli al naturale, la chioma del melo di destra parzialmente soprapposta all'altra, entrambe fruttate di rosso, sei e quattro. Ornamenti esteriori da comune.
Blasonatura gonfalone:
Drappo di verde, riccamente ornato di ricami d’argento e caricato dello stemma sopra descritto con l’iscrizione centrata in argento recante la denominazione del Comune... D.P.R. 4 gennaio 1988.
Alcune foto di Strozza (2012) Inverno, vista del Monte Ubione - Panoramica di Strozza con in destra la strada proviciale ed in sinistra la strada alta (Via Vittorio Emanuele) che da Strozza vecchia conduce alla ex cava di quarzo. Sul fondo è visibile il ponte del Chitò che scavalca il torrente Imagna. La chiesa di Sant Andrea con sullo sfondo l'imponente sagoma del Monte Ubione.
Strozza – Primo paese all’imbocco della valle Imagna, posto a “sentinella “ dei tesori naturalistici che la valle racchiude. Il nome deriva dalla particolare morfologia della valle, segnata dal torrente Imagna, che separa i due versanti in questo tratto finale, dove si inforra per circa due chilometri prima di confluire nel fiume Brembo, a Clanezzo. In sinistra idraulica la ripa scoscesa sale tutto d’un fiato fino alla sommità del monte Ubione . Non vi sono insediamenti abitativi, il versante è coperto da un fitto bosco, alla cui base si snoda il “Sentiero naturalistico del Chitò” che,
partendo da Clanezzo, percorre un dismesso canale idroelettrico per poi scavalcare l’Imagna in prossimità di Strozza con un ardito ponte canale in pietra. Il sentiero di recente riconfigurazione percorre tratti di particolare interesse naturalistico con sorgenti incrostanti con fenomeni di deposito concrezionale, rari per la bergamasca. Il versante in destra idrografica è più acclive e consente l’insediamento di Strozza con le frazioni di Cà Brozzo, Cà Campo e Amagno. A Strozza la chiesa di Sant’Andrea, eretta nella seconda metà del Quattrocento su una costruzione del 1336, riconfigurata nel 600-700, conserva reliquie e dipinti del 600-700 ed opere lignee.
Vista aerea del nucleo medievale di Amagno. I nuovi isediamenti a sud ed ad est (Via Caroldi) hanno modificando l'aspetto dello storico insediamento medioevale di Amagno. L'immagine sulla sinistra ripresa alcuni anni fa mostra come lo sviluppo edilizio abbia influito sul territorio.
Amagno – Percorrendo la via principale, che fiancheggia la chiesa parrocchiale, dopo alcune centinaia di metri si entra nel borgo medioevale di Amagno. All’imbocco si viene accolti dalla severa facciata della casa della famiglia Gavazzeni de Gaiboni: proseguendo si giunge nella piazzetta del lavatoio dominato dalla facciata Est della Cà del Maestro con il portone di accesso e l’ampia finestrata del nuovo Museo Valdimagnino. Per scoprire la parte più suggestiva di Amagno occorre inoltrarsi su per l’androne, che sottopassa la Cà del Maestro: qui c’è il vero cuore del borgo, una piazzetta lastricata in pietra, sulla quale si affacciano storici edifici quali un’austera ed elegante casa torre mediovale e la secentesca Cà del Maestro.
Questo palazzetto, ripristinato alle sue architetture originali, offre al piano terra un porticato con due grandi archi, sostenuti da un poderoso pilastro centrale, ed al primo piano una loggetta sorretta, da una serie di eleganti colonnine. Sul fondo della piazzetta, protetta da una ringhiera, c’è la botola della ghiacciaia. Prima che “La Ghiacciaia” venisse aperta al pubblico, pochi conoscevano il segreto, che celava la Cà del Maestro: un condotto sotterraneo dipartiva da uno dei locali, posti sul lato strada, portava ad un vano di forma cilindrica con copertura a volta, adibito a ghiacciaia. E’ una splendida struttura rimasta intatta, nonostante abbia un paio di secoli o forse più. Sulla volta è visibile l’apertura con la botola, dalla quale nei mesi invernali veniva introdotta la neve. Il Museo Valdimagnino occupa i due locali antistanti il cunicolo, che porta alla ghiacciaia. Dopo un recente restauro ora ospita tanti oggetti del passato valdimagnino. Molto interessante il camino con “nicia”, scoperto dopo la demolizione di una parete, che lo nascondeva. Seduto nella nicchia sta Pierino, il fantasma della ghiacciaia! Nelle visite, compiute dagli alunni di alcune scuole elementari della Valle Imagna al Museo Valdimagnino, i bambini si sono affezionati a questo particolare nonno, che provvede a curare gli oggetti custoditi nel museo.
Cà Campo – Un pugno di case strette intorno al piccolo oratorio a San Pantaleone, quasi in sua difesa. Cà Campo non fu mai isolato grazie alla rete di mulattiere, che qui formano un crocevia. Vi si transitava per entrare ed uscire dalla valle. Visitare Cà Campo, passeggiare nei suoi stretti viottoli ripaga del breve tempo ad esso dedicato. La suggestione è forte: angoli medioevali intatti, portali in pietra, balconi in legno e case torri; infine l’oratorio Quattrocentesco di San Pantaleone pregevole opera della fede nel culto della statua di San Momà, il santo protettore delle puerpere senza latte.