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Il boscaiolo

Il Museo

Non c'è bosco senza Bergamasco
Il lavoro del boscaiolo era duro! la giornata andava dalle prime luci del mattino fino al tramonto.
Fin dai tempi più antichi il lavoro nei boschi ha interessato le popolazioni delle montagne. In queste terre, povere di risorse naturali e di occasioni lavorative, il legname ha infatti sempre rappresentano un punto di riferimento importante per l’economia locale.
La giornata del boscaiolo incominciava all’alba quando partiva da casa per recarsi sul posto di lavoro, generalmente a piedi, percorrendo un tragitto che poteva richiedere anche ore di cammino. Al termine della giornata gli attrezzi venivano nascosti sotto le frasche degli alberi abbattuti e gli uomini facevano ritorno alle loro case.
Spesso capitava, però, che per sfruttare il tempo a disposizione  si rendeva necessaria  la costruzione di un riparo, baraca, edificato con il materiale reperito in loco. Esso aveva una struttura rudimentale e doveva essere sufficientemente grande da ospitare tutti gli operai e da permettere l’accensione di un fuoco,
Terminata la giornata di lavoro i boscaioli facevano ritorno alla  baraca, raccogliendo durante il tragitto della legna secca da utilizzare per accendere il fuoco, necessario sia per cucinare, sia per scaldare le serate fredde ed umide dei boschi di montagna. Per proteggersi dal freddo notturno ognuno si portava da casa due, tre coperte di lana, spesso gli uomini dormivano senza togliersi gli abiti se non nel caso fossero stati bagnati dalla pioggia.
L’alimento comune in tutti i cantieri boschivi era la polenta, polenta, cotta sul posto in grandi paioli di rame, con qualche pezzo di formaggio. L’addetto alla cucina era spesso un ragazzo, bòcia, incaricato dell’approvvigionamento della legna per accendere il fuoco e dell’acqua necessaria per la preparazione della pietanza.
Una volta abbattuti gli alberi con l’ascia sigür ,si procedeva alla lavorazione selettiva: prima si tagliavano dal tronco i rami, poi con il troncù o rasgù  si tagliavano i tronchi nelle lunghezze volute. I rami venivano accorciati per farne fascine utili per i camini domestici. Tutto doveva essere portato a valle con delle slitte o con le teleferiche costituite da cavi in acciaio tesi e sui quali scorrevano le carrucole, singole o accoppiate per trasporto dei tronchi.
Non tutti i tronchi venivano portati a valle perché servivano assi per sistemare una baita o una stalla. Non conveniva mandare giù i tronchi con la teleferica alla segheria, per poi riportare su assi e travetti perciò questi venivano preparati sul posto. I tronchi venivano issati su di un apposito cavalletto e tagliati con la refendina un particolare segaccio utilizzato da due o più boscaioli che stavano in posizione sotto e sopra il tronco da tagliare.
Non c’è albero senza foglie, né bosco senza bergamasco.
I nostri boscaioli hanno percorso i boschi di mezzo mondo. La valle non poteva dare da mangiare a tante bocche da sfamare, allora ad ogni primavera i boscaioli prendevano i lori attrezzi del mestiere, la scure, il segaccio, la roncola e con nello zaino i pochi effetti personali partivano per la Svizzera, la Francia e la Germania ed altri paesi. Li attendevano mesi di fatica ed isolamento.
Il lavoro era duro, irto di pericoli e sacrifici. Sembra un lavoro e una vita di tanti secoli fa , invece di ieri, gli uomini che hanno fatto questa dura vita sono ancora in mezzo a noi: sono i nostri padri e nostri nonni.


Il Museo espone alcuni strumenti del boscaiolo, offerti dai valdimagnini che li custodivano come preziosa testimonianza del lavoro dei loro genitori o parenti.

Strozza, BG
Ghiacciaia del Maestro
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